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mercredi 6 janvier 2021

Le "conserve" del cuore

 Festa della famiglia di Gesù  (Lc. 2,22-40)

 

Alcune manoscritti antichi del vangelo concludono questo racconto di Luca della presentazione di Gesù al Tempio  con questa frase: «E Maria, da parte sua, conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»; una frase che in realtà si trova anche  versetto 19 del capitolo precedente che narra la storia della nascita di Gesù.

Mi piace molto questa frase attribuita a Maria e che trovo così attuale e cosi ricca di significato anche per noi che viviamo in mondo cosi lontano e così diverso  da quello dal suo.

Il vangelo dice dunque che Maria «conservava» nel vaso del suo cuore tutto ciò che le circonstanze, gli avvenimenti della vita le offrivano, perchè era certa che attraverso di essi si manifestava la bontà la generosità, la compasssione e l’amore di Dio nei nostri riguardi e che dunque erano tutte messagere di senso e di significato .

Dire che Maria « conservava » è come dire che  «metteva in  conserva». E`un verbo che fa pensare alla nonne, alle mamme italiane dei nostri paesi di un tempo e anche  d’adesso. Durante l’estate e l’autunno, quando la natura era rigogliosa e l’orto generoso e stracolmo di pomodori e di verdura, questi «angeli del focolare» erano cotinuamente indaffarati a  preparare «conserve», per non perdere nulla di quel «ben di Dio» che ogni anno arrivava loro gratuito e a profusione come un bel regalo del cielo.

Le nostre nonne e mamme avevano in orrore  lo spreco. «Perdere la roba» che  la Natura e dunque buon Dio dava loro era un grave peccato. Queste donne, nella loro  semplice saggezza, nella loro profonda sensibiltà, avevano capito che, nella vita, le cose belle, buone e che ci fanno del bene, non devono mai essere sprecate o andare perse; che meritano sempre di essere  «conservate» , appunto perche sono «buone» e che ci arrivano come una «grazia» e un bacio di Dio, allo scopo di rendere  migliore, più sicura, più  gioiosa la nostra vita  e più sensibile e riconoscente il nostro cuore. 

Questo atteggiamento di Maria che il vangelo oggi ci  presenta, arriva proprio a proposito per noi che, purtroppo, viviamo in una società  dove lo spreco è immenso. Una società  del consumo immediato ; del ‘«usa e getta» ; del prodotto e del cibo che «scade», che  non si conserva e che dunque deve essere gettato. Per obbligo. Perchè la scadenza è scritta sulla confezione. Perchè rischia di fare male alla salute– dicono. Perchè consumare prodotti scaduti non è raccomandato nè dai commercianti, nè dai dietetisti, né dai medeci . Perchè è probito dalla legge.

Nel nostro mondo occidentale, ci siamo abituati a vivere in una società che incoraggia il consumo a oltranza e, di conseguenza,  lo sperpero . Perchè il consumo e lo spreco – dicono – è buono per l’economia.

Allora, manipolati, indottrinati e sedotti da una publicità menzognera e dalla una cultura insensata del consumo come segno di benessere  e di progresso,  ci creiamo bisogni, comperiamo talmente tante e tante cose (inutili), che speso non riusciamo neppure a usarle e a consumarle tutte. Allora scartiamo, buttiamo. È lo  spreco sistematico adottato a stile di vita e a segno di  prosperità .

Purtroppo non buttiamo via soltanto il cibo, i vestiti, i mobili, gli elettrodomestici, i telefonini, i computer e tutti gli altri gadget informatici andati giù di moda, per averne  altri più moderni e più performanti. Ma spesso buttiamo via e sprechiamo valori molto più importanti e vitali appartenenti  mondo interiore dei valori e dei sentimenti che determinano la qualità umana della nostra persona e della nostra esistenza.

Così le persone gettano via principi e insegnamenti di saggezza, buoni propositi,  amicizie, affetti, fedeltà, promesse,  valori e amori. Diventiano degli individui blasés e menfreghisti. Accantoniano la gentilezza, il garbo, la buona educazione, la finezza del tratto, l’attenzione e l’interesse per l’altro. Buttiamo via la sensibità del loro cuore, per «conservare» soltanto la durezza dell’egoismo, l’indifferenza del menefreghismo e l’avidità dei soldi e del tornaconto personale.

Questa attitudine a «conservare » che il Vangelo attribuisce a Maria, costituise  anche per noi un invito a coltivare la capacità e l’arte del discernere, del percepire, del cogliere il valore degli avvenimenti e del conservare tutte le cose buone che spesso   crescono a profusione nell’orto (o nel giardino)  della nostra vita.

Sono cose  buone  che sono state seminate dalle relazioni che abbiamo intessuto; dai buoni esempi che abbiamo ricevuto; dalla qualità umana, dalla saggezza e dagli insegnamenti dei maestri che abbiamo frequentato ; dagli amori che sono nati ; dai legami che sono stati creati ; dai momenti d’esaltazione, d’incanto, d’estasi e di felicità che abbiamo vissuto ; dai dolori che abbiamo provato ; dai lutti che abbiamo subito ; dai vuoti che si sono  formati; dalle lacrime che abbiamo versato ...

Tutto ciò costituisce la ricca riserva di frutti pregiati  prodotti dall’orto della nostra  vita e  da «conservare»  con  con premura, come Maria, nella dispensa  del nostro cuore .

Queste «conserve» saranno preziose quando,  estenuati, scoraggiati  e depressi dalle prove e dalle angustie della vita, avremo bisogno di nutrire e di risollevare il nostro spirito con un cibo che piace  e che può aiutare a tiraci su e a ritrovare il coraggio,  la voglia e la  gioia di continuare a vivere.

 

Bruno Mori  - 26 déc. 2020

 

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