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mercredi 3 octobre 2012

Matrimonio,separazione, divorzio,Gesù,la Chiesa...e la felicità della coppia

MATRIMONIO, SEPARAZIONE, DIVORZIO, GESÙ, LA CHIESA … E LA  FELICITÀ DELLA  COPPIA


“Al principio non fu così “ (Marco, 10,2-16)



Davanti a questo testo, di solito il prete che fa l’omelia si lascia andare ad un bel fervorino sulla bellezza dell’amore e del matrimonio cristiano istituito da Dio e coglie  l’occasione per ricordare ai coniugi cristiani  presenti, caso mai l’avessero dimenticato, il dovere della fedeltà ed  il carattere indissolubile del loro  matrimonio. Riflettendoci bene però, penso che a voi non serve a questo tipo di predica. Non soltanto  perché si tratta, in fondo, di principi e di  insegnamenti  che  conoscete a memoria, ma soprattutto perchè questo discorso non vi riguarda più.  Infatti  la maggior parte dei coniugi qui presenti sono delle persone di étà  avanzata e che hanno al loro attivo una lunga esperienza di vita coniugale e matrimoniale che si può considerare  riuscita e anche, tutto sommato, felicemente vissuta, anche se è stata inevitabilmente attraversata da  momenti duri e difficili.

 Per esperienza però,    che molti  genitori anziani  vivono spesso dei veri drammi nel loro cuore a causa dei figli.  Infatti, se il loro matrimonio  è stato solido, se ha resistito alle prove, alle difficoltà, all’usura del tempo e dei sentimenti, spesso questi genitori non possono dire altrettato del matrimonio dei loro figli. Quanti  genitori di una certa età  mi hanno  confidato la loro tristezza, il loro dispiacere, la loro angoscia, loro preoccupazioni, il loro senso di impotenza  per la situazione di  figli sposati,  ma che dopo qualche tempo si sono separati o  divorziati o abbandonati dell’altro coniuge. Genitori che magari avevano stravisto per il figlio o la  figlia, che avevano sognato per loro una vita piena di successo e di felicità e che all’improvviso si vedono davanti  all’evidenza di un matrimonio  che si è rivelato un fiasco e un disastro. Questi genitori spesso si sentono colpevoli per i loro figli. Pensano che forse non sono stati dei buoni genitori , dei buoni educatori; che non sono stati  dei genitori abbastanza vigilanti, abbastanza perspicaci; pensano che non hanno forse saputo guidarli bene, metterli in guardia, consigliarli. Si sentono quasi responsabili dello sbaglio che il figlio o la figlia hanno commesso sposando quell’uomo o quella donna che poi hanno dovuto lasciare. Ho incontrato recentemente una donna, molto religiosa, profondamente credente, che piangeva ed era angosciata per la situazione della figlia separata e divorziata,  la quale però si era costruita una nuova famiglia  e viveva ormai felice e contenta con  l’uomo della sua vita. Ho chiesto a quella signora: “Ma perchè  piangi, se tua figlia è felice ?”. “Ma padre -  mi ha risposto-  ma come? Non sa che secondo la morale cattolica, mia figlia vive in concubinato, vive nell’immoralità e nella  lussuria e dunque in uno stato permanente di peccato? Non si rende conto che la sua anima è in pericolo? Che non può accostarsi ai sacramenti, che quando va a Messa non può  fare la comunione perche la Chiesa la esclude e la condanna e che se muore in questo stato, rischia d’andare all’inferno per tutta l’eternità ? “

 Si, certo, conosco questo insegnamento della Chiesa e la sua posizione ufficiale a questo riguardo. Sò tutto questo. Eppure, dentro di me, c’era qualcosa che mi impediva di essere d’accordo in tutto con i propositi di quella mamma spaventata. Dentro di me, qualcosa mi diceva che se Dio esiste, se Dio è un essere buono, comprensivo, misericordioso, sensibile,  «umano», paterno, come Gesù ce lo ha presentato,  non può certo essere così  severo nei confronti di quella giovane donna che aveva finalmente trovato la sua strada e quella della sua felicità con un altro uomo. Sono dunque convinto che i genitori dei figli separati e divorziati hanno bisogno di sentire un altro genere di discorso di quello che sentono di solito in chiesa o dalla bocca di certi ecclesiastici convinti di saperecome Dio la pensa riguardo ai problemi di coppia. Cerco d’immaginarmi il discorso che farebbe Gesù, se fosse qui al mio posto, lui che diceva:”Io non sono venuto per i buoni, per i perfeti, per i giusti,  per quelli che non hanno problemi, ma per i peccatori: per quelli cioè che escono dalla norma, per quelli che sono differenti, per quelli che vivono situazioni difficili, penose, difficilemente sopportabili”. E ancora: “Non sono i sani ad aver bisogno del medico, ma gli  ammalati …. Andate ad imparare cosa significhi questa frase della Bibbia, attribuita a Dio e  che dice: “Mi sono stufato dei vostri sacrifici, delle vostre osservanze, dei vostri riti, delle vostre preghiere …Ciò che voglio  è la misericordia, la compassione, il perdono, le braccia aperte a chi sbaglia, una  porta sempre spalancata  per chi è stato maltrattato, ferito e provato dalla vita” .

Ed io, prete, suo ministro, farei un discorso diverso? Allora, invece di fare l’elogio del matrimonio riuscito e del suo carattere e sacro e indissolubile voluto da Dio, voglio cercare di sdrammatizzare il matrimonio fallito, allo scopo di recare un certo conforto, una certa serenità e una certa tranquillita di spirito ai genitori di figli divorzati che si rodono il fegato quando pensano a loro.

Sì, è vero che nel vangelo di oggi Gesù parla dell’unione matrimoniale come di un legame che dovrebbe essere stabile, definitivo, indissolubile. Sì, è vero che quando due giovani si amano e si mettono insieme dovrebbero amarsi, rispettarsi per tutta la vita e dovrebbero dunque in linea di principio stare sempre  insieme, specie se hanno avuto dei bambini. Ma Gesù, dicendo ed insegnando che l’amore dovrebbe essere eterno e che il matrimonio dovrebbe durare fino alla morte, propone videntemente un ideale, un sogno di vita ; esprime ciò che sarebbe idealmente auspicabile; insegna come i suoi seguaci dovrebbero teoricamente comportarsi se fossero esemplari, senza difetti,  avanzati in santità e perfezione e in un mondo perfetto e senza male.  Gesù insomma dice ai suoi come dovrebbe essere un matrimonio perfetto, così come in altre parti del vangelo egli parla di come, in linea di principio, dovrebbero essere o agire i suoi discepoli per essere perfeti come Dio è perfetto. Conoscete il discorso sulla montagna : “Beati i poveri, beati i pacifici, beati  quelli che soffrono, che sono perseguitati...”   I suoi discepoli dovrebbero dunque essere poveri, distaccati, dai beni materiali, puri di cuore, non-violenti, (se ricevi uno schiaffo porgi anche l’altra guancia);  sempre disposti al perdono; pieni d’ amore verso tutti , i nemici compresi; sempre impegnati a fare il bene e a costruire un mondo più fraterno, più umano,  più giusto.... “Se il tuo occhio, se il tuo braccio  ti spingono al male, se sono occasione di scandalo... cavalo, taglialo..!”   Quanti bei principi, quanti  bei valori, quanti begli insegnamenti troviamo sulla bocca di Gesù che, se attuati,  trasformerebbero il mondo e la società in un vero paradiso!



Ma Gesù sa che nella realtà le cose avvengono diversamente. Sa che gli uomini non sono degli stinchi di santo. Egli conosce bene la natura umana. Sa cosa c’è dentro l’uomo. Sa che gli uomini  si sbagliano; che sono deboli, fragili, interiormente bacati, egoisti, instabili; sà che sono spesso psicologicanete sbilanciati, geneticamente e socialmente condizionati; sà che a volte tutto un concorso di circostanze, di pressioni, di condizionamenti, possono spingere le persone a prendere delle decisioni affrettate, a fare delle scelte sbagliate che  rovinamo più tardi la loro  vita. E tutto questo senza che ci sia colpa, senza che nessuno sia veramente  responsabile. Fare degli errori, ingannarsi;  sposare la persona sbagliata, può capitare a tutti, senza colpa di nessuno. E che fare se la persona sposata è quella sbagliata? Che fare, se dopo il matrimonio, il  coniuge  si rivela completamente  diverso da quello che sembrava ? Che fare, se si rivela egoista, violento, nevrotico, psicopatico,se si ubriaca, se è infedele, se è violento, se batte la moglie ed i figli, se è un delinguente....Che fare ?  Pensate davvero che il il Signore imponga o esiga che la moglie battuta e terrorizzata dal marito violento o psicopatico gli rimanga ugualmente accanto, a rischio della sua vita, a rischio della sua incolumità e della sua salute fisica e psicologica, soltanto perché la Chiesa cattolica ha deciso e stabilito che il matrimonio deve essere indissolubile ?

Nonostante  che Gesù proponga come ideale un matrimomio indissolubile; malgrado che la morale cattolica faccia dell’indissolubilità  del matriminio un precetto obbligatorio per tutti i cristiani, ci sono dei casi, ci sono delle circostanze in cui osservare questa legge adrebbe contro la volontà e le intenzioni di  Dio. Ci sono dei  casi in cui  il bene delle persone obbliga in coscienza a non rispettare questa legge ecclesiastica. Ci sono dei casi in cui la situazione familiare è diventata talmente un incubo;  in cui  le relazioni tra i coniugi si sono talmente degradate;  dei casi  in cui  la vita a due è diventata talmente insostenibile, che l’unica soluzione possibile per non impazzire, per poter continuare a vivere,  è al separazione ed il divorzio. Ci sono dei casi, cioè, in bene delle persone deve passare davant all’osservanza delle leggi. Ci sono dei casi in cui la separazione ed  il divorzio diventano quasi una necessità ed un obbligo morale, perché costituiscono per i coniugi  l’unica via di scampo che permetta loro di continuare ad avere una qualità di vita che sia ancora  accettabile e sostenibile. Anzi, a volte, la separazione ed il devorzio appaiono ai coniugi come un dono del cielo ed una grazia di Dio, perché sono il solo modo che hanno per evitare una vita d’inferno.

Allora, anziani genitori qui presenti,  non piangete sulla condizione dei vostri figli separati e divorziati. Non hanno bisogno né del  vostro rammarico, né tanto meno del vostro biasimo. Hanno invece bisogno della vostra simpatia, della vostra comprensione, del vostro appoggio e, perché  no, della vostra approvazione.  Perchè sono degli esseri che sono stato provati,  feriti  dalla vita. Sono delle persone che soffrono perché hanno subito delusioni, smacchi, sconvitte. Sono delle persone che sanno d’aver sbagliato e di vivere una situazione anormale;  non hanno quindi bisogno di sentirsi ulteriormente oppressi  sotto il peso del nostro giudizio, della nostra critica o della nostra condanna. L’importante non è tanto che vivano a qualunque costo, ma che vivano felici. Ricordiamoci che non esiste più né matrimonio né sacramento quando sono  devinitivamente scomparsi il dialogo, la comprensione, l’intesa e l’amore.

Ricordiamoci che Gesù non è venuto per i perfetti, ma per i peccatori. Non è venuto per  congratularsi,  per  approvare quelli  che sono in regola,  quelli che sono nella norma, quelli che vivono senza problemi all’interno dell’ovile, ma per cercare la pecora diversa, sbandata, sviata, persa, ferita. Ricordiamoci dell’attitudine del padre della parabola evangelica che apre le braccia al figlio scapestrato che ha voluto  fare di testa sua, che si è ferito, che ha sbattuto la testa contro la dura realtà dell’esistenza. La chiesa non è fedele allo Spirito di Gesù  quando chiude le sue porte ai divorziati risposati. Se i genitori cristiani sono comprensivi e misericordiosi, forse i figli divorziati riusciranno a perdonare più facilemente alla Chiesa la sua intransigenza,  la sua severità  e la sua condanna.    

MB

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