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vendredi 3 mai 2013

Le mie pecore ascoltano la mia voce


Le mie pecore ascoltano la mia  voce

(Jean 10, 27-30)

1. LA FEDE NASCE DALL’ASCOLTO

Sono discepoli quelli che ascoltano la voce del maestro. Nel vangelo è detto in continuazione che dobbiamo ascoltare Gesù.

Le folle seguono Gesù per ascoltarlo: si meravigliano, si stupiscono, sono affascinate,  illuminate, trasformate, guarite all’ascolto della sua parola: una parola annuciata e proclamata, insegnata con autorità, con convinzione; una parola che prima d’ essere  detta è vissuta. Gesu è il modello di ciò che dice. É Maestro di vita e la sua parola è là per aiutare a vivere meglio, a vivere con  pienezza. É una parola che dà vita.

E se c’è una tristezza espressa nei vangeli, è per coloro che  non ascoltano; che rifiutano la parola di Gesù; che preferiscono ascoltare altre parole, seguire altri maestri;  che si attaccano alle loro tradizioni, alle loro convinzioni, alle loro idee e che chiudono l’orecchio all’ascolto dell’unica e sola Parola che dà vita. 

E noi siamo persone d’ascolto ? Per ascoltare, bisogna  prima far silenzio, accettare che l’altro ci parli, accettare che l’altro possa avere qualcosa da dirci; dobbiamo essere interessati da quello che l’altro ci dice Ma per essere interessati dall’altro dobbiamo  riconoscere di non sapere già tutto. Dobbiamo ammettere che abbiamo bisogno di imparare; che abbiamo bisogno di un maestro, di una guida, di un modello, di qualcuno  che ci dia una mano a capire meglio, a vedere meglio, a vivere meglio .Per acoltare veramente abbiamo cioè bisogno di mettere da parte il nostro orgoglio, la nostra sufficienza , la nostra arroganza e diventare umili. Solo l’umiltà è l’atteggiamento che conviene alla verità del nostro essere  É per questo che per noi è così  difficile ascoltare : noi, gli altri, Dio.

2 . LE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE  

Noi siamo sollecitati ed interpellati da tante voci, richiami, annunci, da tanti specialisti e maestri che ci vogliono vendere il secreto della salute,  della bellezza, del successo, della felicità, che cercano in tutti i modi (coercizione psicologica) di impressionarci con le loro ultime trovate, le loro ultime scoperte che fanno miracoli, che hanno il potere di trasformare in modo sorprendente la qualità della nostra vita  …. Guardate la pubblicità : tutti si presentanto come  datori, inventori, propagatori  di benessere, di progresso e di felicità … tutti  si presentano con la pretesa di possedere la parola vera ...

Ebbene, nel vangelo di oggi Gesu ci dice  che il suo discepolo, (la pecorella del suo gregge) ascolta invece di preferenza  la sua  voce . La sa riconoscere fra tutte le altre , e la preferisce a tutte le altre. Non segue le altre  voci, non si fida delle altre voci,  ma solo della voce del suo  pastore  …. Che ne è di noi  ?  Fra le tante voci che vengono a colpire i timpani delle nostre orecchie, della nostra attenzione, della nostra intelligenza,  ce n’è una che riconosciamo; che ci è più familiare;  che preferiamo,  che si fa sussultare di gioa, perchè è una voce amica, la voce di una persona che amiamo e che siamo sempre disposti ad ascoltare  e perchè  sappiamo che la sua  parola  è sempre disinteressata ; è sempre per il nostro bene; è sempre rivolta a noi con amore ; che è  sempre  ricca di novità e apportatrice  di  tanta luce, di tanta consolazione, di tanta  forza e di tanta felicità?

Quando noi siamo in mezzo ad una folla che strepita, i suoni che  arrivano alle orecchie  non sono voci, ma  rumori imprecisi, confusi, impersonali, senza senso e spesso perfino fastidiosi.  Perchè un suono diventi voce deve venire da una  persona che conosciamo e deve essere portatore di senso e di significato per noi. Riconoscere una voce è riconoscere una persona; accettare una voce  è accettare la persona. E quando nel vangelo è detto che le pecore riconoscono la voce del pastore, questo sta a significare che esiste già un rapporto di conoscenza profonda, di familiarità, di  fiducia  tra le pecore ed il loro pastore. Ascoltare la voce di Gesù, diventa allora sinonimo d’affetto e d’amore. Senza quest’amore diventa impossibli distinguere e ascoltare la sua voce e dunque essere interessati dalla sua parola.

3. NESSUNO LE STRAPPERÀ DALLA MIA MANO

Ogni domenica noi ci riuniamo per ascoltare la voce di Gesù . Ogni domenica noi ci costituiamo in comunità di persone che ascoltano il loro Maestro e Pastore. Ci costituiamo cioè in una comunità di discepoli che ascoltano per migliorare il loro modo di vivere. L’alunno ascolta per il poter conoscere meglio; l’apprendista ascolta per  poter  lavorare meglio; il discepolo ascolta per poter vivere meglio. Allora e cio che dobbiamo assumer una disposizione, un atteggiamento di silenzio, umiltà, interesse, apertura, disponibilità  per farci toccare dalla voce di Gesu e per permettere alla sua parola di scendere in noi e di trasformaci nell’intimo. La sua parola deve  fondersi con la nostra  per arricchirla e trasformarla in modo che la nostra parola diventi la sua e la sua  parola la nostra.

È così che il discepolo acquista lo spirito del Maestro ed i due riescono a dire la stessa parola. Ed è così che si realizza l’unità tra la parola di Dio che Gesù ci trasmette e la nostra parola. E questa unità  fa che la parola di Dio, ripercossa e ripetuta dalla nostra parola, si incarni in continuazione nel mondo. In questa parola unica, Dio e l’uomo si trovano saldati insieme in un legame che niente e nessuno può disfare. Ecco perche Gesù finisce il vangelo di oggi dicendo :« nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» .


MB

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