Le mie pecore ascoltano la mia voce
(Jean 10, 27-30)
1. LA FEDE NASCE DALL’ASCOLTO
Sono discepoli quelli che ascoltano la voce del maestro. Nel
vangelo è detto in continuazione che dobbiamo ascoltare Gesù.
Le folle seguono Gesù per
ascoltarlo: si meravigliano, si stupiscono, sono affascinate, illuminate, trasformate, guarite all’ascolto
della sua parola: una parola annuciata e proclamata, insegnata con autorità,
con convinzione; una parola che prima d’ essere
detta è vissuta. Gesu è il modello di ciò che dice. É Maestro di vita e
la sua parola è là per aiutare a vivere meglio, a vivere con pienezza. É una parola che dà vita.
E se c’è una tristezza espressa nei
vangeli, è per coloro che non ascoltano;
che rifiutano la parola di Gesù; che preferiscono ascoltare altre parole,
seguire altri maestri; che si attaccano
alle loro tradizioni, alle loro convinzioni, alle loro idee e che chiudono l’orecchio all’ascolto dell’unica e sola Parola che dà vita.
E noi siamo persone d’ascolto ? Per ascoltare,
bisogna prima far silenzio, accettare
che l’altro ci parli, accettare che l’altro possa avere qualcosa da dirci;
dobbiamo essere interessati da quello che l’altro ci dice Ma per essere interessati
dall’altro dobbiamo riconoscere di non
sapere già tutto. Dobbiamo ammettere che abbiamo bisogno di imparare; che abbiamo
bisogno di un maestro, di una guida, di un modello, di qualcuno che ci dia una mano a capire meglio, a vedere
meglio, a vivere meglio .Per acoltare veramente abbiamo cioè bisogno di mettere
da parte il nostro orgoglio, la nostra sufficienza , la nostra arroganza e
diventare umili. Solo l’umiltà è l’atteggiamento che conviene alla verità del
nostro essere É per questo che per noi è
così difficile ascoltare : noi, gli
altri, Dio.
2 . LE PECORE ASCOLTANO LA
MIA VOCE
Noi siamo sollecitati ed
interpellati da tante voci, richiami, annunci, da tanti specialisti e maestri
che ci vogliono vendere il secreto della salute, della bellezza, del
successo, della felicità, che cercano in tutti i modi (coercizione psicologica)
di impressionarci con le loro ultime trovate, le loro ultime scoperte che fanno
miracoli, che hanno il potere di trasformare
in modo sorprendente la qualità della nostra vita …. Guardate la pubblicità : tutti si presentanto
come datori, inventori, propagatori di benessere, di progresso e di felicità …
tutti si presentano con la pretesa di
possedere la parola vera ...
Ebbene, nel vangelo di oggi Gesu
ci dice che il suo discepolo, (la
pecorella del suo gregge) ascolta invece di preferenza la sua voce . La sa
riconoscere fra tutte le altre , e la preferisce a tutte le altre. Non segue le altre voci, non si fida delle altre voci, ma solo della voce del suo pastore
…. Che ne è di noi ? Fra le tante voci che vengono a colpire i
timpani delle nostre orecchie, della nostra attenzione, della nostra
intelligenza, ce n’è una che riconosciamo; che ci è più familiare; che preferiamo, che si fa sussultare di gioa, perchè è una voce amica, la voce di
una persona che amiamo e che siamo sempre disposti ad ascoltare e perchè
sappiamo che la sua parola è sempre disinteressata ; è sempre per il
nostro bene; è sempre rivolta a noi con
amore ; che è sempre ricca di novità e apportatrice di
tanta luce, di tanta consolazione, di tanta forza e di tanta felicità?
Quando noi siamo in mezzo ad una
folla che strepita, i suoni che arrivano
alle orecchie non sono voci, ma rumori imprecisi, confusi, impersonali, senza senso e spesso perfino fastidiosi. Perchè
un suono diventi voce deve venire da una persona che conosciamo e deve essere portatore
di senso e di significato per noi. Riconoscere una voce è riconoscere una
persona; accettare una voce è accettare
la persona. E quando nel vangelo è detto che le pecore riconoscono la voce del pastore, questo sta a significare
che esiste già un rapporto di conoscenza
profonda, di familiarità, di
fiducia tra le pecore ed il loro
pastore. Ascoltare la voce di Gesù, diventa allora sinonimo d’affetto e
d’amore. Senza quest’amore diventa impossibli distinguere e ascoltare la sua
voce e dunque essere interessati dalla sua parola.
3. NESSUNO LE STRAPPERÀ DALLA MIA MANO
Ogni domenica noi ci riuniamo per
ascoltare la voce di Gesù . Ogni
domenica noi ci costituiamo in comunità di persone che ascoltano il loro Maestro
e Pastore. Ci costituiamo cioè in una comunità di discepoli che ascoltano per migliorare il loro modo di vivere.
L’alunno ascolta per il poter conoscere
meglio; l’apprendista ascolta per
poter lavorare meglio; il
discepolo ascolta per poter vivere
meglio. Allora e cio che dobbiamo assumer una disposizione, un atteggiamento di
silenzio, umiltà, interesse, apertura,
disponibilità per farci toccare dalla voce
di Gesu e per permettere alla sua parola di scendere in noi e di trasformaci nell’intimo. La sua
parola deve fondersi con la nostra per arricchirla e trasformarla in modo che la
nostra parola diventi la sua e la sua
parola la nostra.
È così che il discepolo acquista
lo spirito del Maestro ed i due riescono a dire la stessa parola. Ed è così
che si realizza l’unità tra la parola di Dio che Gesù ci trasmette e la nostra parola. E questa
unità fa che la parola di Dio, ripercossa e ripetuta dalla nostra parola, si incarni in continuazione
nel mondo. In questa parola unica, Dio e l’uomo si trovano saldati insieme in
un legame che niente e nessuno può disfare. Ecco
perche Gesù finisce il vangelo di oggi
dicendo :« nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
Io e il Padre siamo una cosa sola» .
MB
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