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mercredi 30 mai 2018

DARE UN NUOVO SENSO ALL’IDEA TRINITARIA DI DIO



(Rifessione sulla festa della Trinità - 2018)

Il dogma della Trinità di Dio è stato definito, proclato dal Concilio di Nicea e imposto obligatoriamente a tutta la cristianità da un editto dell’Imperatore Costantino (325).
In questa riflessione prescinderò dalle  situazioni  e dalle condizioni  storico-politiche  della convocazione  e dello svolgimento di questo Concilio sul quale ci sarebbe enormemente   da dire e da  ridire quanto  alla rappresentatività  dei partecipanti, alla  libertà  e alla trasparenza  dei dibattiti,  alla obiettività e all’onestà delle conclusioni . Mi limiterò qui ad alcune considerazioni di carattere teologico, antropologico e cristiano.
La  festa della Trinità, che  conclude il  periodo  liturgico degli avvenimenti  pasquali,  sembra essere messa lì apposta per invitare i cristiani a riflettere sul mistero di Dio che deve ormai sostenere il loro vivere quotidiano. La Chiesa però non propone qui un Dio nuovo, sorprendente, che deve essere continuamente cercato e scoperto, ma un Dio senza  sorprese, già bello e fatto, tutto bello preparato da esperti teo-logi  che sono riusciti a impadronirsene e , non si sa come, a  entrargli dentro,  a studiare e analizzare minuziosamente la sua composizione interna, così da riuscire a capire e a descrivere per filo e per segno come Dio è fatto, come funziona e a consegnarcelo alla fine    tutto bello confezionato, con l’aggiunta di istruzioni per l’uso ed il  consumo.
Aprendo e analizzando il  contenuto di questo pacchetto  dogmatico confezionato a Nicea , si può constatare  che il Dio cristiano, scoperto dai teologi di questo concilio,  non è affatto il Dio  unico e personale dell’Antico Testamento o  della  religione ebraica, ma una «struttura divina»   composta di tre divinità, che si comportano comme delle persone uguali e distinte, unite in relazioni indissolubili nell’unica sostanza o essenza divina. Si scopre che Gesù di Nazaret è una di queste persone divine, inviata sulla terra con una natura umana per redimere l’umanità ; che l’uomo Gesù è però sempre rimasto Dio, incarnazione di Dio, Dio da Dio, generato e non creato, della stessa sostanza di Dio e unito a Dio  “senza confusione”, “ senza cambiamenti”, ”senza divisione” e “senza separazione”,  come dirà poi il Concilio di Calcedonia (451) .

La Chiesa è convinta che quanto in questi concili è stato detto e proclamato su Dio, corrisponde veramente alla realtà dell’Essere divino. È convinta cioè che esiste una perfetta corrispondenza tra le descrizioni della natura di Dio immaginata dai  suoi teologi  e ciò che Dio è  effettivamente e realmente in sè stesso .

La religione cristiana è dunque fondata sulla certezza e sulla convinzione che, per quanto riguarda Dio, esiste una perfetta adeguatezza  fra le idee, i concetti e le immagini contenute nei cervelli dei padri conciliari e la  realtà obiettiva della sua  natura. È interessante  però notare che la  Chiesa, la quale fino ad oggi ha imposto ai cristiani la fede nella concezione trinitaria di Dio definita a Nicea, non è mai riuscita a spiegare loro su quali basi e su quali argomenti essa fonda questa perfetta corrispondenza o adeguatezza .

Oggi, noi moderni, non possiamo che  stupirci davanti alla  presunzione di una Istituzione religiosa  che crede di  possedere la formula autentica, immutabile e perenne della composizione  e della definizione del Mistero Assoluto e Insondabile che è  Dio . Questa convinzione spiega perchè   la Chiesa continui ad esigere dai suoi fedeli una adesione incondizionata e cieca  al dogma   trinitario. Essa  agisce  come se pensasse che l’umanità dovrebbe  essere eternanamente  riconoscente  verso i  padri  di Nicea che sono riusciti  a risolvere, una volta per sempre,  il mistero di Dio.  Grazie a loro,  Dio  non sarà più un mistero per nessuno  e certamente non per i cristiani cattolici . Ormai non ci sarà più bisogno di cercare Dio. Dio è già stato trovato e, per di più, vivisezionato. La conoscenza del mistero di Dio è ormai disponibile per tutti, alla portata di tutti, ventilata nei decreti imperiali (dogmi) elaborati dai concili del quarto secolo.

Malgrado l’ostinazione con la quale la religione cristiana continua a fare  del dogma trinitario  il  perno ed la condizione dell’ortodossia , è un fatto che questo antico modo di pensare e di spiegare la natura di Dio e di Gesù di Nazaret non fa più senso per noi moderni. I cristiani del nostro tempo vogliono  avere la libertà di dire Dio e di parlare di Gesù in una lingua che capiscono e usando  idee, concetti, immagini e un vocabolario che corrispondano e che riflettano la loro sensibilità , le loro conoscenze e la loro cultura.

 Oggi la riflessione umana è giunta alla conclusione che ognuno ha il diritto di farsi l’idea di Dio che più gli conviene e lo soddisfa. E questo perchè il Mistero Assoluto, che noi chiamiamo “Dio”, è per definizione  ciò di cui nessuno  sa assolutamente nulla e del quale nessuno può affermare nulla con certezza. Infatti , tutto quello che si può dire, pensare o immaginare di Dio, è sempre e soltanto  rutto della supposizione , della disquisizione e dell’immaginazione umane; frutto dunque che non può essere nè confermato nè contradetto da nessuno, perchè nessuno possiede nè prove , nè argomenti, nè ragioni valide per poterlo fare. Nessuno può dire ad un altro:” Il  tuo ritratto di Dio è tutto sbagliato, non corrisponde alla verità ;  mente il mio è esatto e preciso,  come una fotografia ». Un discorso di questo genere è totalmente insensato,  perchè nessuno ha mai visto Dio e nessuno sa quali siano i veri tratti del suo volto. Finalmente aveva ragione la mia anziana zia che, ricca di una  saggezza semplice e  profonda, soleva calmare i miei ardori di saccente e giovane teologo, dicendomi :«  Sai, Bruno, Dio è come il diavolo: ognuno se lo dipinge come gli pare e piace! ».

 Oggi tutti sanno che nell’Universo non esiste nulla di inalterabile, fisso, immutabile  e   definitivo. Niente dura per sempre.  Nemmeno l’idea e l’immagine che una civiltà, una epoca storica,  una cultura, una religione  si fanno di Dio. Affermare  il contrario, come sembrano farlo  la religione  per i suoi dogmi e le sue “verità eterne”, è pura assurdità. È dunque normale che le idee, le mentalità, le conoscenze evolvano, cambino, si trasformino con il passare del tempo, con il progresso delle scienze, delle conoscenze e le nuove scoperte del mondo nel quale viviamo .

E poichè è un fatto assodato che da sempre il concetto   e l’immagine di Dio dipendono  dal concetto e  dall’immagine che l’uomo  si fa  dell’Universo,  è dunqe normale  che anche  l’idea e  la rappresentazione di Dio cambino con il progresso delle conoscenze e l’evoluzione della comprensione che l’uomo ha del cosmo  nel quale vive. 

Per usare un termine erudito, oggi  gli antropologi  dicono che i nostri “paradigmi” cognitivi , ( il modo con cui  capiamo, interpretiamo ,  spieghiamo e ci mettiano in relazione con la Realtà, cioè  l’Universo, l’uomo e Dio ) cambiano in continuazione secondo le epoche storiche. Ne consegue  che oggi, come non si può più immaginare , spiegare, parlare dell’Universo come lo facevano i nostri  antenati di  500, 1000, 2000 anni fa, così non si può  più pensare,  immaginare e parlare di Dio come lo si faceva nel passato: i «paradigmi» sono cambiati.

Questo detto, sarà bene anche tener presente che rifiutare le immagini e le idee su Dio elaborate dalle culture antiche e spesso ancora proposte ed imposte dalle religioni attuali , non significa  essere atei (nel senso cioè  di  non credere all’esistenza del Mistero Supremo ed Ultimo del Cosmo a cui si è dato  tradizionalmente il nome di “Dio”) . Oggi molta gente che si dichiara atea, spesso lo è soltanto culturalmente, «religiosamente» , ma non veramente. Molti  “atei” moderni (specialmente le giovani generazioni) non rigettano l’idea di Dio, ma unicamente l’idea o la rappresentazione puerile, fantasiosa, mitica e antropomorfica di Dio elaborata ed imposta dalla religione, e alla quale sono incapaci di dare il loro assenso . E chi potrebbe biasimarli !

 I cristiani che oggi non riescono più ad accettare l’arcaica e superata descrizione di Dio contenuta nel dogma della Trinità,  non sono da trattare come fossero degli  eretici o dei  miscredenti, come le autorità ecclesiastiche sono purtoppo incline a farlo. Devono piuttosto essere trattati  con rispetto, ammirazione ed essere considerati come cristiani autentici e forse migliori  degli altri, dato che si preoccupano di rendere accettabile e attraente alla loro mente ed amabile e caro  al loro cuore il mistero di Dio nel quale vogliono continuare a credere.

 La festa cristiana della Trinità dunque ,  se la vogliano mantenere, la dobbiano reinterpretare , la dobbiamo convertire,  darle  un nuovo volto, un nuovo contenuto, in armonia con la nostra  ultura ,  la nostra mentalità, la nostra sensibilità e le nostre nuove conoscenze del mondo. Adattata , questa festa può forse dirci ancora  ualcosa sul Dio di Gesù, di cui parlano i Vangeli. Un Dio  che in questo dogma trinitario è immaginato  ome un fantastico vortice di relazioni amorose che si attirano e si vincolano reciprocamente, in modo tale che da esso tutto il creato prende forma e sussistenza.

Rivisitata in chiave moderna , questa festa, anche se consunta dall’uso e da una forma scaduta di fede, è ancora capace di annunciare qualche cosa di bello e di buono ai cristiani del nostro tempo. Essa può dire loro che il Mistero Ultimo, che la religione cristiana identifica con il Dio-Trinità,  è   un Mistero d’amore, d’incanto, d’attrazioni e di relazioni che contengono le dinamiche che  presiedono allo sviluppo,  all’evoluzione e alla riuscita della vita in noi,  sul nostro pianeta e in tutto l’Universo.

Se il nostro mondo si salverà o perirà, dipenderà in gran parte  se noi  uomini riusciremo o no a dare alle nostre relazioni (con gli altri uomini, con il medio ambiente e con il Cosmo)  le  caratteristiche delle relazioni amorose che gli uomini hanno immaginato esistere in seno alla vita (trinitaria) di Dio.



Bruno Mori -    Montréal -  maggio 2018



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