(Jn 15, 1-8)
Per capire questo testo del
vangelo di Giovanni, dobbiamo rifarci alla Bibbia. Nella Bibbia Dio è spesso
presentato come il padrone di una vigna. Questa vigna che Dio possiede e che coltiva con premura è l'immagine del popolo ebreo. Nella Bibbia però il popolo ebreo appare
sempre come il popolo eletto, scelto e preferito da Dio. Tuttavia, malgrado le cure e le attenzioni di Dio, la vigna delude le sue aspettative. Il popolo ebreo è stato dunque una
vigna che non è riuscita a produrre del buon vino e che non ha saputo soddisfare il suo Padrone .
Nel testo del vangelo di
oggi, l’evangelista Giovanni presenta Gesù come la vigna buona che finalmente
corrisponde alla attese del suo divin viticultore. Gesù è la vite che produce
finalmente i risultati che Dio aspetta. Presentando Gesù come la vite buona il
vangelo vuole affermare che per noi cristiani Gesù è l’uomo che ha saputo
corrispondere in tutto ai desideri di Dio. Vuole insegnare che ormai
l’autentico essere eletto, l’autentico essere scelto e amato da Dio, non è più
il popolo ebreo, ma questo ebreo di Nazaret, nel quale Dio ha posto tutte le
sue compiacenze. Il vangelo di Giovanni vuole insegnare ai cristiani che, per
loro, soltanto Gesù è il vero Israele di Dio, la vera vigna di Dio, quella che
ha saputo soddisfare il suo padrone perchè ha prodotto del buon vino della
fedeltà, della fiducia e del dono di sè nell’amore.
Il vangelo di oggi interpella ognuno di noi. È come se ci dicesse :”Volete vedere un uomo vero? Volete
sapere come si deve vivere, agire per diventare una persona autentica, riuscita
umanamente e spiritualmente ? Ebbene, guardate Gesù ! Egli è un capolavoro d' umanità. È a lui che dovrebbe assimigliare ogni essere umano. Egli è l’uomo che
ha saputo realizzarsi completamente secondo i desideri e le attese di Dio.
Dunque, ci dice il vangelo di oggi, se anche voi volete crescere in umanità se volete comportarvi da persone e non da bestie; se volete far progredire e salvare il mondo in cui vivete, invece di rovinalo e di distrugerlo,come state facendo..., avete interesse a frequentare e a stare vicino a quest’uomo ad attaccarvi a lui, a lasciarvi ispirare, guidare, influenzare dalla sua parola, dal suo insegnamento, dal suo esempio e dal suo spirito, proprio come il tralcio deve rimanere attaccato alla vite se vuole avere ciò di cui ha bisogno per vivere, fiorire e portar frutto.
Il vangelo di oggi attraverso l’immagine poetica e
incisiva della vite e del tralcio far capire a noi cristiani che senza questo
legame e questa comunione con lo spirito di Gesù, rischiamo di perderci nel
labirinto dell’esistenza e di fallire lo scopo della nostra vita. Infatti senza
referenza a questo modello che potremo chiamare “divino” d’umanità, noi siamo
come una nave senza bussola, come una lampada senza luce, una pianta senza
linfa, un fiore senza colore. “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me, viene gettato via
come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo
bruciano”, perchè non serve a niente e non vale nulla.
Questo brano del vangelo di Giovanni vuole essere
un invito a riflettere su una scomoda verità, conosciuta ad ogni vignaiolo: affinchè la vite porti frutto, occorre potarla. L'avete mai visto una vite potata? Fa
impressione vedere come piange ! La "lacrima" della linfa sgorgano dal
taglio come sangue da una ferita. Eppure quel gesto è davvero necessario: il
tralcio, accorciato nel punto giusto, concentra tutte le sue energie nel futuro
grappolo d'uva. La vita che si pota , che si taglia in continuazione è una
immagine della nostra esistenza. Di quanti tagli, lacrime, sofferenze, delusioni,
dispiaceri, malattie, lutti, periodi "giù …è intessuta la nostra esistenza!
È inevitabile, e lo sappiamo, anche se il più delle volte ci ribelliamo, ci
intristiamo. Ma la sofferenza serve a renderci coscienti della nostra umanità;
serve a farci toccare con mano il fatto che siamo degli esseri deboli,
vulnerabili, provvisori, soli; serve a farci capire che dobbiamo agganciarci a
qualcuno e a qualcosa di più grande di noi, di più forte di noi, di più duraturo
di noi, se vogliamo farcela,se vogliamo cavarcela; se non vogliamo precipitare nello
scoraggiamento, nell’angoscia, nella depressione d’una esistenza vissuta senza entusiasmo,
senza fiato, senza gioia, senza slancio, perchè senza scopo e senza senso. Rimanete
dunque attaccati e aggrappati a Lui - esorta il vangelo di oggi - e vedrete che la
vostra vita acquisterà non solo profondità, ma anche altezza... e allora si
apriranno davanti a voi orizzonti insospettati e paesaggi nuovi, visibili
soltanto per coloro che guardano la realtà attraverso gli occhi di Gesù di
Nazaret.
BM
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